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| Titolo: Novembre: La Melagrana Gio 11 Nov 2010, 07:33 | |
| Dalla cultura celtica.. Il periodo che segue la festa solare di Samhain e precede la Rinascita di Yule è sempre intenso e carico di fatiche. La stanchezza, le responsabilità e i pesi ci unificano tutti… la discesa nel mondo delle Ombre è un appuntamento che, nella prima parte dell’inverno, non manca mai e può anche essere sfibrante: molti di noi stanno nella solitudine della discesa, arano la loro terra ed espongono i solchi alle intemperie, affrontando anche lacerazioni dolorose, che servono a risanarsi ma impiegheranno il loro tempo per guarire e rimarginare...
I più consapevoli sanno come metabolizzare il dolore, in attesa di trasformarlo in terreno fertile da coltivare, gli altri stanno imparando...LA MELAGRANALA MELAGRANA NELLA VARIE TRADIZIONI Molti popoli reclamano l’origine del Melograno nelle proprie terre, così sembra che questa pianta abbia origine ovunque.
Gli antichi Egizi avevano la consuetudine di porre all’interno dei sepolcri i frutti di melograno. I babilonesi credevano che masticare i semi di melograno prima delle battaglie, li rendesse invincibili. Il Corano cita tre volte il melograno, due volte come esempio di cose buone create da Allah, e una volta come frutto trovato nel giardino del Paradiso. Nella tradizione ebraica il melograno era un calice a forma di corona, simboleggia il “disegno” originale per la vera corona. Nella tradizione indiana i semi del melograno vengono usati come spezia, conosciuta col nome di anardana. I semi essiccati sono usati per acidificare le salse chutney (salsa indiana a base di frutta e spezie) e curry. I semi del melograno selvatico “daru dell’Himalaya “, sono considerati i migliori in qualità per preparare questa spezia. Nella lontana Cina i neosposi mangiavano la melagrana per benedire le nozze; le spose turche invece, la lanciavano a terra perché in questo modo scoprivano quanti erano i figli che avrebbero avuto, contavano i chicchi che uscivano dal frutto. Sempre in Turchia, il succo del melograno è considerato una panacea rinvigorente da dare stagionalmente ai giovani e alle persone debilitate, viene usato tuttora, come condimento per l’insalata e per marinare la carne. In Grecia, abbiamo visto come il mito di Demetra e Persefone si snodi intorno ai famosi sei chicchi di melagrana mangiati nell'Ade. Demetra era la madre di tutti gli dei, protettrice del matrimonio e della fertilità. Le donne ateniesi mangiavano i semi del frutto per conquistare fertilità e prosperità; i sacerdoti erano incoronati con rami di melograno ma non potevano mangiarne i frutti. E’ tradizione greca rompere un melograno durante i matrimoni, a Capodanno e quando si compra una nuova casa (il melograno è il primo dono che anche oggi gli ospiti portano) perché simbolo di abbondanza, fertilità e fortuna. Per lo stesso motivo, le decorazioni che riportano immagini del melograno sono molto comuni in Grecia e, proprio nella lingua greca, il nome usato per la melagrana, ha il significato uguale allo “ scorrere della forza dell’universo”.Anche la Bibbia, nel Cantico dei Cantici, gli attribuisce un significato estetico e poetico: "come spicchio di melagrana sono le tue guance, senza quello che di dentro si nasconde" e più avanti il melograno ritorna, ma come simbolo di fertilità, speranza e fecondità: "ero discesa nel giardino delle noci, per osservare i frutti delle valli, per vedere se la vigna fosse fiorita, se avessero germogliato i melograni. Io ti prenderò, ti condurrò nella casa di mia madre, là mi istruirai, io ti darò da bere il vino drogato ed il mosto delle mie melagrane". Il Melograno è una pianta fruticosa o arbustiva diffusa nella regione mediterranea e coltivata in genere nei climi temperato-caldi. Nelle nostre scuole botaniche viene attribuito alla famiglia delle Punicacee con il nome scientifico di Punica granatum mentre secondo la scuola americana è classificato come appartenente alle Lythracee (Graham et al., 1993); la differenza non è solo accademica: alla seconda famiglia appartiene anche la pianta da cui si ricava il colorante "hennè", maggiormente prodotto in Sudan, Egitto ed India. Poiché questo composto ha affinità chimica con le componenti della corteccia del melograno, gli Americani considerano le due piante affini. Invece nei Paesi della Vecchia Europa gli estratti dalla corteccia sono meglio conosciuti per i loro usi erboristici medicamentosi, mentre l'hennè è solo un prodotto esotico di importazione, quindi si preferisce differenziare le due classificazioni.
La pianta è originaria dell'Africa Settentrionale e dell'Asia Occidentale e giunse in Europa attraverso rotte marittime internazionali, portata dai mercanti Fenici. Non è un vero e proprio albero: si parla di arbusto arborescente, che raggiunge i 4-5 metri ma nelle località di origine può arrivare anche a 7 metri. Nei nostri climi si ritrova selvatica mentre per scopi ornamentali ne viene coltivata la varietà "Nana", in quanto di dimensioni più adatte a giardini e balconi.
La foglia di melograno è tipicamente ovale, di un colore verde lucente sulla pagina superiore ma che muta con le stagioni: è rossastra se giovane mentre in autunno assume sfumate gradazioni di giallo oro. Il fiore è solitario nell'arbusto da frutto, ad infiorescenze doppie nelle cultivar ornamentali; la corolla ad imbuto è di un rosso vermiglio vistoso che racchiude le antere gialle portatrici di polline, ghiotta ricompensa per gli insetti impollinatori. La fioritura va dalla primavera all'inizio dell'estate. I fiori sono caratterizzati da calice rosso, coriaceo e persistente nel frutto, detto appunto Melagrana.
Il frutto, detto melagrana o mela granata, matura in autunno, è una bacca caratteristica definita "balaustio" o "balausta". Esternamente è coriacea, di un colore giallo-arancio; internamente è suddivisa in logge da setti fibrosi di color giallo intenso e ogni compartimento contiene molti semi rossi, di forma prismatica, assai gustosi e ripieni di succo. Dividendo a metà il frutto, si scoprono le logge asimmetriche, separate da tramezzi membranosi giallo-chiari. Queste cavità sono piene di granelli rosso-vinosi, dall'aspetto vitreo, costituiti da una polpa commestibile, succosa ed agrodolce, che contengono semi piccolissimi.La scorza rigida e coriacea giallo/rossastra può essere consumata direttamente o utilizzata per la preparazione di sciroppi (granatine) o gelatine. La corteccia contiene alcaloidi usati come antielmintici
LA MELAGRANA IN CUCINA E IN ERBORISTERIA La tradizione gastronomica della melagrana si è ormai persa nel tempo; nasce già con i Romani ma il frutto, considerato anticamente il re dell'orto (per la presenza del picciolo a forma di corona), viene di nuovo apprezzato solo nel Medioevo. Si utilizzavano i suoi grani interi per preparare ripieni, soprattutto per le carni, e si spremeva il succo sia per preparare salse e sughi che come sostituto dell'aceto. Veniva inoltre utilizzato per aromatizzare il vino, detto "vinum granatus", offerto sporadicamente ai commensali, in occasioni particolari soprattutto della vita di corte.
È un frutto ricco di vitamine e per questo motivo è entrato a far parte del repertorio di ingredienti nelle cucine orientali, come quella persiana, siriana e libanese, e in tutti quei territori la cui aridità non offre una varietà di prodotti ad alto valore nutritivo. Attualmente nella cucina italiana è scarsamente utilizzato per piatti salati, però gli chef più creativi ne impiegano i semi nei dessert, gelatine, granite e marmellate oppure ne usano il succo per preparare dolci.
Ben diverso il discorso per le altre parti della pianta, di interesse erboristico. Nella corteccia delle radici in massima parte, ma anche nella corteccia dei rami, nel pericarpo (la parte esterna e coriacea del frutto) e nel fiore sono contenuti diversi principi attivi appartenenti al gruppo degli alcaloidi ma anche tannini. Questi composti rendono tali organi vegetali utilizzabili sotto la forma commerciale di frammenti o di polvere. È da segnalare però che la farmacopea italiana non consente di mescolare le due cortecce polverizzate, mentre in altri Paesi ciò non è considerato sofisticazione. I tannini vengono indicati in farmacopea per trattare casi di emorragie, avendo proprietà astringenti. Uno degli alcaloidi, detto pellettierina, ha una potente azione vermifuga, quindi è indicato nella medicina popolare – ma non nella farmacopea ufficiale – per contrastare le elmintiasi, una forma di parassitosi intestinale. Dato che l'azione dei principi attivi si perde rapidamente, l'erborista dovrebbe approvvigionarsi spesso di materia prima piuttosto che mantenere ingenti scorte. Comunque si deve segnalare che nel nostro Paese la richiesta di questi preparati è scarsa. Per ultimo è interessante accennare anche all'importanza industriale delle cortecce, in quanto l'estratto è impiegato per la concia delle pelli. Si usano per le proprietà medicinali la corteccia delle radici prelevata in primavera o in autunno, e la scorza dei frutti raccolta in autunno, ricche di tannino, tagliate a pezzetti e fatte essiccare all'aria. La polvere ottenuta, utilizzata come decotto, ha proprietà tenifughe, astringenti, e sedativo nelle dissenterie; per uso esterno il decotto ha proprietà astringenti, per clisteri o irrigazioni vaginali. I preparati a base di corteccia di radici sono estremamente pericolosi, provocando fenomeni di idiosincrasia. L'infuso dei petali viene utilizzato come rinfrescante delle gengive. I semi eduli ricchi di vitamina C, hanno proprietà blandamente diuretiche, si usano anche per la preparazione di sciroppi e della Granatina. Le scorze dei frutti hanno anche proprietà aromatiche e vengono utilizzate per dare il gusto amarognolo a Vermouth e aperitivi.
Il succo di melograno è una eccellente sorgente di vitamina C e del gruppo B, di potassio e di notevoli quantità di Polifenoli antiossidanti.
dal sito: http://www.ilcerchiodellaluna.it
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